Per quel che riguarda la colonna cervicale, soprattutto nelle donne, va considerata la sindrome fibromialgica che, peró è caratterizzata da dolore costante e localizzato anche in altri distretti, si associa a disturbi funzionali come colon irritabile o alterazioni del ritmo sonno veglia.
Per la cervicobrachialgia incompleta, che risparmia la parte più distale dell’arto superiore, va esclusa la periartrite di spalla che, generalmente, evoca dolore al movimento di abduzione passiva (segno che manca nella cervicobrachialgia incompleta).
La discopatia cervicale entra in diagnosi differenziale con la sindrome da compressione costoclaveare, causata da una irritazione esercitata sul plesso brachiale e sui vasi succlavi nel loro passaggio attraverso l’apertura superiore del torace. Va anche considerata la possibilità della spondilite anchilosante, dell’artrite psoriasica.
La sindrome di Forestier o DISH (diffuse idiopatic skeletal hyperostosis) o PIP (polientesopatia iperostosante) può colpire la colonna cervicale con neoapposizione ossea sul versante anterolaterale del corpo vertebrale, con calcificazione del ligamento longitudinale anteriore; il sintomo più frequente è la limitazione funzionale con rigiditá; il dolore è, di solito, modesto.
A livello della colonna dorsale, l’OA, raramente, è responsabile di dolore così intenso e persistente, tale da richiedere una accurata diagnosi differenziale con altre affezioni, come le spondiliti, le fratture vertebrali da osteoporosi, patologie neoplastiche polmonari primitive o metastatiche. La DISH colpisce caratteristicamente il ligamento longitudinale anteriore, soprattutto dal lato destro con grossolane calcificazioni, spesso puó coesistere con l’OA.
L’OA della colonna lombare è caratterizzata da dolore di tipo meccanico. In alcuni casi, la connotazione del sintomo non è così precisa e impone un’accurata diagnosi differenziale con il gruppo delle spondiliti, ma anche con la spondilodiscite e le neoplasie primitive o metastatiche. Vanno escluse patologie di organi e strutture diverse dalla colonna che evocano dolore nella regione lombare, come la calcolosi renale, l’aneurisma dell’aorta addominale o le affezioni dell’apparato genitale femminile.
OA delle mani: nel caso dell’OA nodale la diagnosi è agevole, tanto dal punto di vista clinico che radiologico. Le classiche localizzazioni alle IFD e l’assenza di tumefazione con i caratteri dell’artrite, la negatività degli indici di flogosi, non danno luogo a dubbi. Nel caso dell’OAE, caratteristica per i suoi aspetti erosivi, in alcuni casi, va posta una diagnosi differenziale nei confronti dell’artrite psoriasica, che può interessare le IFD, e dell’artrite reumatoide (AR), quando sono coinvolte le IFP. Nell’OA vengono colpite raramente le MCF, che invece sono le articolazioni più interessate nel caso di AR, dove si riscontrano erosioni, osteoporosi iuxtaarticolare, alterazione degli indici di flogosi e disordini immunologici come la positivitá marcata del fattore reumatoide e/o degli anticorpi anticitrullina.
Nel caso di sospetta gotta, in tutte le sue fasi, dirimente è l’analisi del liquido sinoviale con il riscontro dei cristalli di urato monosodico (UMS).
Per la coxartrosi la diagnosi differenziale va posta nei confronti di una coxite o artrite dell’anca che si puó riscontrare nel corso di artrite reumatoide, artrite psoriasica, artriti reattive, artrite settica e artriti da microcristalli, in particolare condrocalcinosi.
L’impegno artritico dell’anca puó rientrare in un quadro poliarticolare (poliartrite) o sussistere come unica localizzazione (momoartrite). Rispetto all’artrite, il dolore dell’OA recede con il riposo, inoltre, in questo caso, mancano i segni bioumorali di flogosi e, sul piano radiologico, le erosioni.
Nelle neoplasie dell’osso, in genere, il dolore non recede con il riposo; nell’osteoma osteoide, forma benigna che colpisce soprattutto i giovani, il dolore notturno risponde all’assunzione di FANS (in particolare acido acetilsalicilico).
Il morbo di Paget, che presenta aspetti radiologici caratteristici, è scarsamente sintomatico, spesso coesiste con l’OA causando dolore.
Più impegnativa può risultare la diagnosi differenziale nei confronti dell’osteonecrosi dell’anca o dell’algoneurodistrofia, almeno nelle fasi iniziali o quando questi processi si instaurano su un’articolazione già affetta da OA. In questi casi dubbi la clinica e le indagini strumentali di approfondimento (scintigrafia ossea, TAC e RMN) riescono ad essere dirimenti.
Un’altra distinzione va, talvolta, operata nei confronti di una borsite e/o entesite, soprattutto del gran trocantere. Queste ultime affezioni all’esame obiettivo mostrano una viva dolorabilità alla digitopressione del punto anatomico colpito. L’ecografia è metodica utile per la diagnosi.
Per la gonartrosi va posta diagnosi differenziale, essenzialmente, nei confronti dell’artrite. Depongono per l’OA le caratteristiche del dolore, tipicamente meccanico e, in caso di versamento, è fondamentale l’esame del LS che mostra aspetti “non infiammatori” ed assenza di cristalli. Non bisogna sottovalutare come, talvolta, un’artrite vera e propria possa instaurarsi in un paziente con preesistenti segni radiologici di OA.
La diagnosi differenziale può essere richiesta, inoltre, nei confronti di affezioni dei ligamenti e dei menischi del ginocchio. In questi casi appropriate manovre semeiologiche sono essenziali e dirimenti; trova indicazione la RMN, ed, eventualmente, l’artroscopia che permettono di precisare il tipo e la sede del danno.
Condividi
*